Le parole che non vi ho detto
Pensieri e parole di Federico Moccia
Uffa. Quella sgridata proprio non ci voleva. E ora ti senti un po’ in colpa un po’ no. Hai detto cose che non volevi. Provi rabbia e un senso d’ingiustizia e incomprensione. Stai lì, col broncio, un po’ in disparte e cerchi di capire. Hai sbagliato? Hai ragione? In ogni caso stai male. Ti manca l’armonia anche se non vuoi ammetterlo. Vorresti una bacchetta magica per spostare le lancette dell’orologio a prima che succedesse. Tua mamma ha la faccia scura e ti risponde a monosillabi. Tuo padre è sparito di là. Nessun appiglio o aiuto. Che nervi. E gli altri, tutti gli altri in questo momento sono proprio dove vorresti essere tu. E invece non puoi andarci. Perché te l’hanno vietato. I tuoi genitori
sono assurdi? Impossibili? Un permesso negato, un disaccordo su una questione per te fondamentale, una punizione per via di un brutto voto, un impegno che non hai rispettato, una risposta storta o un ritardo nel rientrare a casa. La morale è che oggi là non ci puoi andare. E non hai trovato nessun argomento o scusa per far cambiare loro idea. C’hai provato. Hai anche fatto promesse. La tua camera sembra stretta e soffocante. Ti guardi intorno. Il lettore mp3 è sul comodino, ma non ti va di prenderlo. Le tue foto alla parete, in gruppo con gli amici, quella serata importante, quel compleanno, la domenica al mare. Ma non ti basta. Non t’importa. Pensi solo al litigio. Fa rabbia, sì, ma ti costringe anche a riflettere bene sul tuo comportamento e sulla possibilità di trovare un compromesso. Esci dalla stanza, vai di là, parla... potrebbe valerne la pena per la prossima volta!
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